Il regno di Google sotto accusa: fa infuriare l’antitrust

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Il regno di Google sotto accusa e fa infuriare l'antitrust

Una volta era un umile motore di ricerca che permetteva di trovare risposte su qualsiasi tipo di quesito o curiosità. Google è stato per anni l’assistente, l’alleato che ognuno di noi ha usato senza sosta. Ma con il tempo si è sicuramente fatto prendere un po’ la mano! Oggi infatti risulta impossibile pensare a un mondo senza Google, che è diventato il concorrente primario, il preferito dai consumatori.

Per anni è stata la ventata d’aria fresca nel settore delle connessioni e del web, dove ha saputo apportare tantissimi miglioramenti, riuscendo a schiacciare letteralmente Yahoo e AltaVista. E lo ha fatto in modo trasparente, con un algoritmo che ha restituito sempre risultati migliori, riuscendo a diventare il leader del mercato. Poi ha iniziato a proporre le sue soluzioni, i suoi servizi e ha dominato, a modo suo!

La funzionalità di successo di Google: gli annunci

Dopo i suoi primi anni di successi è arrivata l’ennesima rivoluzione: ha trasformato il mercato andando a inserire gli annunci per i risultati di ricerca. In questo modo, in base alle ricerche degli utenti, Google ha iniziato a diventare un colosso delle pubblicità a pagamento. Ma anche le ricerche online sono cambiate e le aziende hanno dovuto adeguarsi. Questo servizio ha avuto un tale successo da diventare il generatore di entrate più importante per Big G! Pensa che solo nel 2021 ha permesso di generare 150 miliardi di dollari.

Ciò che però i competitor hanno iniziato a notare è il cambio radicale di Google, che ovviamente non è più l’azienda di 10 anni fa, ma soprattutto non viene più percepita così da molte altre realtà, compresa l’antitrust. E qui il discorso si fa caldo!
Tutto quello che Big G fa rispetto proprio alla pubblicità è finito per l’ennesima volta nel mirino dell’autorità antitrust britannica, chiamando in causa le tecnologie pubblicitarie usate. Tutto era iniziato nel 2018 per un accordo con Meta (che era al tempo Facebook), che sarebbe stato finalizzato a restringere la concorrenza digitale.

Google e i problemi di concorrenza

Secondo l’autorità, Google opera sul lato della domanda di mercato (offrendo un inventario ai marketer), ma anche dal lato della scambio ads, per permettere a tutti gli inserzionisti di competere per uno spazio pubblicitario. Tutto ciò ha sollevato le preoccupazioni del regolatore britannico, convinto che Google possa aver agito illegalmente per favorire i suoi servizi di scambio di annunci, penalizzando i rivali diretti.
Un atteggiamento che avrebbe potuto indebolire i competitor, ma queste affermazioni vanno prese con le pinze, poiché si tratta di un tema davvero delicato. Il pensiero è che se dovesse continuare così, l’indebolimento dei competitor potrebbe ridurre le entrate pubblicitarie degli editori, costretti a scegliere tra qualità e la necessità di tagliare i costi per i propri contenuti.

Da parte sua però Google ha rispedito ogni accusa al mittente, definendole false, ma tutto questo non basta a placare gli animi.
Solo negli Stati Uniti, per esempio Google è un’azienda di grandezza indescrivibile: questa non è una colpa, ma lo diventerebbe quando inizia a usare il suo dominio per danneggiare la concorrenza e i consumatori. Ed è proprio quello che le proposte di legge antitrust stanno cercando di vietare. Attualmente Google è:

  • Motore di ricerca predefinito su Chrome;
  • Impostazione predefinita di Safari e Firefox.

Viene però fatto notare che non sono rispettivamente Apple e Mozilla ad aver scelto Google, ma li avrebbe pagati per favorire questa scelta! Il motivo? Guadagnerebbe infatti di più dagli annunci sui risultati di ricerca!

Le risposte di Google? Ha specificato che tutte le persone che usano il suo motore di ricerca lo fanno in totale libertà e non perché sono forzate da impostazioni predefinite. Insomma, una faida che sembra essere tutt’altro che finita!